Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO TERZO. 11-]presa la Repubblica acquistava, mosse verso Catania. 1194 Erasi Catania data poco prima all'Imperatore; ma 1' assediavano allora forti bande di Saraceni assoldate dalla Regina Sibilla, le quali opposero gagliarda ed ostinata resistenza, ma non gagliarda e ostinata tanto che non fossero alla fine disperse e non rimanesse la città dei Cesariani. Liberata Catania , l'Imperatore guardava a Siracusa, e V accennava ai Genovesi ; e, « andassero , diceva loro, all' espugnazione di quella Siracusa che dovea essere il premio del loro valore e dei loro sacrifizii, e v'andassero soli : bastar ben essi all'impresa ». E i Genovesi sapevano che bastavano, e scioglievano le vele per Siracusa dove gli tirava, oltre la speranza del guiderdone, anche la smania di por le mani addosso a molti Pisani che vi stavan dentro. Le cose succedevano come le aveano sperate, cioè, quanto al cacciarne il presidio di Sibilla, e allo scannare qualche decina di Pisani, non quanto all' occupar la città per proprio conto : Cesare dava in promesse.
Caduta Siracusa, tutta I" isola venne in mano dell' Imperatore : correvano spontanei i popoli a tributargli divozione. Sola resisteva Palermo dove la Regina Sibilla ritiravasi col fanciullo Guglielmo, e dove fortificava il castello di Calatabillota, se non inespugnabile sito, certo di durissima espugnazione. Cesare vi conduceva l'esercito , e benché v' avesse dentro alcune pratiche, pure non l'avrebbe ottenuto, almeno non 1' otteneva cosi presto se i Genovesi non erano : quindi parlava loro ancora una volta,
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