Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
2'2« STORIA DI GENOVAii94 e fu r ultima, melliflue parole: l'ajutassero ad occupar Palermo e castello Calatabillota, e tornerebbero poi ad acconciarsi in Siracusa eh' egli volea donar loro. Gran fede fu quella dei Genovesi! Andarono a Palermo, e poco dopo Palermo ar-rendevasi, e il castello di Calatabillota calava a patti. Cosi rimanevano i Genovesi sciolti da ogni impegno : resta a vedere come Cesare scioglievasi da' suoi.
Già tante volte accennammo in questo breve racconto della ingratitudine di Arrigo, che non Ci rimane a dire parola che sia per riescir nuova ai nostri leggitori. L'ingratitudine è pur sempre la turpe cosa, ma nei grandi è turpissima. Gf illustri ingrati portano in fronte tale macchia, clic non v* è ranno il quale valga a cancellarla ; e Arrigo , foss' egli stato valoroso quanto il padre , che non era, avess' egli governati i suoi popoli come un Tito o un Trajano, che non fece, sarebbe pur sempre stato un cattivo Principe, perchè chi sa sottrarsi ad ogni legge di riconoscenza non può aver nome di buono. Vendetta dei popoli è una pagina dello storico che con penna di fuoco manda ai posteri l'infamia degl' ingrati.
Tutta dunque la Sicilia era nelle mani di Cesare; e i Genovesi umilmente chiedevano il mantenimento dei patti giurati. E la favola del Leone che andava a caccia con quegli animaletti che ognuno sa : questo è mio perchè sono il più forte : que* sto è mio perchè mi chiamo Leone : questo è mio
| |
Palermo Calatabillota Siracusa Genovesi Palermo Palermo Calatabillota Genovesi Cesare Arrigo Arrigo Tito Trajano Principe Sicilia Cesare Genovesi Leone Leone
|