Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
a3o STORIA DI GENOVAincontro in Genova, gli armati e le navi ora cacciando a proteggere il suo commercio, ora a vegliare le cose di Sardegna, sempre in somma a tener un freno in bocca a chiunque avesse voluto ferir di stocco o di rovescio la Repubblica. Quei corsali adunque, o per dir meglio Pisa stessa in veste di corsale, pigliava il castello di Bonifacio, ne trucidava il presidio, ne afforticava le circostanze e vi si stabiliva. Usava poi 1' occasione, e di là mandando nugoli di pirati, infestava talmente tutto quel mare che gravi danni ne tornavano a Genova ; nè danni soli, ma ingiurie e beffe, spesso più dei danni incomportabili. « Fuor fuori da queste acque, dicevan essi, fuori: se v'è chi voglia navigar per esse, vi venga disarmato e in gonnella: a chi verrà armato o in giubba, mozzeremo le mani e le orecchie. » Questo dicevano ; e con qual cuore dovessero udirlo i Genovesi, non è da narrarsi: era un commovimentò universale: per ogui dove gridavasi, s'avesse sul fatto a rintuzzare tanta tracotanza, a punire cosi sciocca ferocia di parole: pure il Podestà (era un Jacopo Mainerò Milanese) o volesse serbar le vie legali per sua guarenzia, o per onore della Repubblica; o gli dolesse escir coli' armi quando lo stato avea bisogno di riparare alle spese delle spedizioni di Terra Santa e di Sicilia che niun frutto aveano maturato, il Podestà, diciam noi, Iacea pruova in prima delle conciliazioni. Mandava perciò ai Magistrati di Pisa si compiacessero venirne a parlamento con Lui in Lerici,
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