Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO TERZO. 2.31
e quei venivano. Là dolevasi con parole assai risentite e della occupazione del castello di Bonifacio, e delle ingiurie e dei danni: chiedeva, quello si restituisse, le altre si riparassero. Ma gli astuti Pisani stavano, sul loro primo partito : affermavano, « essere innocenti e della occupazione , e delle male parole, e delle violenze. Bonifacio esser nido di ladroni egualmente infesto a Genova ed a Pisa: voler seco loro concorrere a distruggerlo: volentieri congiungere a tal fine le loro armi con quelle di Genova : disponessero pure e del luogo pel convegno e del tempo. » Era un'amara ironia: alcuni nobili presenti al colloquio, videro il ghigno della derisione, e giurarono pigliarne vendetta. Tornati in Genova, narrarono le cose e basṭ narrarle : un Ingo Longo, un Arrigo Carmandino , e un Ottone Polpo, chiesero tosto 1* onore di punire la temerità di quei superbi, fossero ladroni che rubavano per loro conto o per quel di Pisa. Armavano tosto tre grosse navi a tre palchi, tre galeoni, ed altrettante galee con vani legui di minor conto e veleggiavano per Corsica ; nè stavano sul volteggiare, chè giunti appena investivano il castello di Bonifacio e per terra e per mare, Y espugnavano in breve tempo, ne trucidavano i difensori, incatenavano i corsari, ne cacciavano tutti gli antichi abitatori, e chiamavano da Genova una colonia a cui donavano a buoni patti le terre ; e la guardia di quelle coste e dei dintorni affidavano. Poi, scorrevano a nettar le spiaggic e i vicini mari, ri-
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