Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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119G-1197 si abbarbicavano in un terreno tanto copioso di umori. Ordinava a tal fine si scapezzassero molte torri che ad onta di un antico divieto innalza-vansi al disopra di ottanta piedi, misura massima conceduta alle torri degli edifizii privati. Rovinava le case d' un figliuolo d'Idonc Mallone che esercitava il contrabbando, e ne confiscava le mercanzie che mandava nel magazzino del pubblico, mostrando cosi che a niuno, fosse nobile o plebeo era permesso fraudar lo stato de' suoi diritti. E più in su feriva i patrizii che non sempre davano esempio di sommcssione alle leggi. Alcuni tra loro aveano armato galee, e s' erano posti in corso senza il permesso del Magistrato : trattavagli come ribelli; rigore che fu per riescirgli funesto, poiché un «Nicolò Doria andato a quel modo all' impresa di Sicilia, uomo orgoglioso e superbo, tornato in patria, e trovate le sue case atterrate, meditava aspra vendetta. Accompagnato da una schiera d'uomini al par di lui turbolenti e animosi, occupava di notte e a forza il palazzo dell' Arcivescovo che era di fronte a quello del Podestà : gettava un ponte tra i due, e passava cercando di por le mani addosso al Magistrato, il che in quella prima sorpresa del sonno e del niun sospetto, poco mancò non gli venisse fatto. Ma il Marcellini sottratosi al pericolo, convocava il popolo, gli mostrava 1' enormità del misfatto e l'armava contro il Doria ed i seguaci di lui, i quali 1' avrebbero finita male se i parenti e i consorti non si fossero sol-
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