Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libho terzo !*49
ducevano a buon fine, e allora si riforbivano Tarmi, 1*06-1*09 perchè a veder congiuute per amicizia due rivali tanto tra loro vicine e attingenti alla stessa fonte le ricchezze, bisognava fossero corpi da spiriti angelici animati, che a gran lunga non erano. Ora dunque, i due buoni prelati, informatisi delle discordie assai note, e delle cagioni delle discordie notissime, pronunciavano non so qual sentenza in Lerici dove aveano chiamato gli ambasciatori delle due parti; e lieti della beli' opra come dovrebbe essere sempre la religione quando esercita missioni di pace, tornavano alle loro sedi dandosi a credere d' aver condotto a concordia le due discordantissime Repubbliche. Poco stavano in queste dolcezze : v' era sempre quel benedetto appicco dei corsali : corsali pisani adunque armati su cinque galee e su cinque navi, intraprendevano i legni mer- , cantili di Genova reduci dsdla Sorta e dall' Egitto : corsali genovesi, sovvenuti segretamente d' armi e di denari dalla Repubblica, corsero sulle navi pisane, e così era pace. Che vai la maschera quando s' ha un viso di bronzo ? un bel dì, un Tegrino, capitano d'una armatetta pisana, venne chetamente su Portovenere; e se vi facesse guasti non è da dire: ma vuoisi gli dolesse ben tosto, perchè un Guglielmo Scotto Castellano della fortezza, escito coi suoi, e sussidiato da quei di Vernazza, davagli addosso, e lui coglieva con pochi altri che non aveano potuto riparare alle navi. E qui giova riferire come questo Scotto avesse un fratello prigione dei
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