Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
260 storia di genovai2i3-ui3che cancella ogni umiliazione. Purché piaga si saldi, poco monta che ci abbia V onore la mano di un chirurgo straniero. Fu dunque dato il carico di sentenziare a cinque dottori di legge forestieri i quali però non giudicavano collegialmente, ma sì bene ciascuno per quelle contrade della città che gli venivano assegnate in giurisdizione. Strano è che Genova, così instabile ne* suoi reggimenti e che passava tanto volentieri dalle determinazióni al pentimento, durasse in questo per più secoli : segno che se n' era lodata.
Ora, per tornare alle cose pubbliche, perciocché queste possono quasi chiamarsi le faccende private della famiglia, diremo come Y Imperatore Ottone poco o niun frutto avesse fatto in Sicilia dov' era andato per finirla col giovine Federico. Questo Principe s' era avvantaggiato d'un buon partito in Germania; partito che il Papa, esacerbato contro Ottone di cui avea a dolersi, studiavasi di fortificare con tutte le barbe che potea. Era anzi andato sino a scomunicarlo, a scomunicare i popoli che gli avessero obbedito, o pagato taglie, o somministrato eserciti, a chiunque insomma lo avesse in qualche modo soccorso. Era Innocenzo III tal Pontefice di cui, per molti secoli prima e dopo non fu il maggiore; chiaro così per dottrina, per santità di costumi, per vero zelo di religione, che per pensamenti vasti e dritti. Innocenzo dunque, raunava in Roma un Concilio ecumenico, il quarto Concilio La-teranense , celebre pel gran numero di Vescovi,
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