Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
27o storia di gentfvaiu3-iia3di Como, alpestri vie che conducono al Piemonte, e mette in mare da levante. Su d* un* altura di vei*so ponente, era una terra detta Tenda, munita di una fortezza, e apparteneva ai Conti di quel nome: dalla parte opposta, circa due miglia distante, altra terra detta Briga, spartita e fiancheggiata a man dritta da due acque, torrenti di nome come di fatto che ingrossano la Rotta ov' hanno foce. Più in su era una villa che Bastia diceasi, e fu poi monastero di claustrali Agostiniani; e a piccola distanza della citta, su due alture che tutte le circostanze predominavano, torreggiavano il castello d' Apio e quel di Lobelia che dal nome delle alture su cui sedevano pigliavano il loro.
Ora il Podestà di Genova, a vieppiù stringere la città intorno a cui già da tanto tempo si arrovellava, scavò un gran fosso a modo di triucea-mento che non avea meno di due miglia, e vi cacciò T acqua del fiume. Ciò, cred' io, facesse e per chiudere i passi a chi recava le vittovaglie, e per darsi agio di drizzare 9ulla sua sinistra le macchine ossidionali e trar nella città senza che quei di dentro, tutta gente arrischiata, potessero escire, come altre volte aveano fatto, a rovesciargli e ad incendiargli gli apprestamenti. Oltre a ciò, fabbricava sulla penna del monte di San Cristofaro che alla città sovrasta, due castella dalle quali potea tempestare alla sicura e senza pericolo di ricambio ; senonchè, il carreggiar lassù quanto era necessario al presidio, riescivagli assai penoso, per cui da quelle sue opere poco frutto
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