Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro terzo. 271
ricavava. Tentava poi di chiudere la bocca del mS-nt? fiume affondandovi una nave carica di sassi, e attergandovi un muro: perchè, non so bene: forse per viemeglio serrare i passi, che in paese montuoso e intersecato da vallette, sono molti, e non tutti facili ad essere guardati. . Nè di ciò stava contento quell'arrabbiato Bresciano. Più sotto a Ventimiglia e verso il mare, fabbricava di getto una città cui cingeva di mura e di torri che le fortificazioni difendevano. Là metteva al coperto il presidio, di là osservava la guerra, e la moderava. Convien dire però che tutto questo fosse senza molte cognizioni di strategia e di tattica, perchè a dispetto dello scavo, delle castella, del fiume interrotto nel suo corso, e della novella città, Vintimiglia non pensava a cedere, almeno per allora. Solo di quando in quando n' escivano alcuni o timidi o devoti a Genova, gente inutile anzi dannosa, che chiedevano umilmente d'essere perdonati, e che mandavansi a popolar la città nascente. Pare di più che virilmente resistesse fino al sopraggiungere dell' inverno, alla quale stagione il Podestà, o disperando di venir a capo dell' impresa, o richiamato a render conto della sua amministrazione , licenziava V esercito, e tornava in Genova non senza aver prima fatto al paese intorno tutti quei guasti che potea maggiori. Lasciava però alla guardia della nuova città con due mila combattenti, un Sorleone Pevere eh' era sempre assistito dall' armata di mare, la quale non dovea essere
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