Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
280 storia di genovalaatf clementissiino Imperatore ! Abbiamo scosso il giogo e siamo nel nostro dritto: siamo, perchè i nostri padri si diedero senza il consenso di Cesare da cui dipendevano : siamo perchè la maggior potenza non è ragione ; chè se fosse, com' ei son osi dire che è, nulla più rimanere al debole : soverchi! i tribunali, le leggi, i magistrati: se i magistrati, i tribunali, le leggi più non possono , 1' invocarle è indarno : mani a mani, armi ad armi, forza a forza. Ora siam liberi, vogliamo conservarci liberi , e il predichiamo altamente, posciachè sdegniamo imitare la versatile politica di costoro i quali apertamente dicono, loro esser liberi di fatto sebbene non ricusino certa tal qual dipendenza in parole alla camera imperiale. Dalla quale soggezione si torranno anche fra breve se voi, o Cesare, provvedendo alle cose vostre, non raffrenate la loro superbia scemandogli di forze, e proteggendo i generosi pensamenti della nostra riviera che si dà in tutela al vostro vicario imperiale ».
Gravi erano queste ragioni, e ferivano al cuore non che l'ambizione dei Genovesi e la politica , anche V amor proprio di Cesare : ma gli ambasciatori della Repubblica erano avvezzi ai subdoli ravvolgimenti, e v' aveano , come si suol dire, ritortole per ogni fascio : rispondevano : « vedersi apertamente quanto la causa di costoro fosse debole in ciò che la confondevano colla causa dell' impero : e poiché erano venuti in queir argomento e se n' erano fatto un' ancora di salute,
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