Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO TERZO. 283
Cesare le sentiva, e ne fremeva, ma simulava con- iai6 tentandosi per allora di sentenziare, spedirebbe commissarii imperiali nelle due riviere con mandato di dar ragioue a chi ragione avesse: lo che volea dire che Albenga, Savona e il Conte di Savoja facessero quel meglio che potevano per sostenersi, perchè egli in quel momento avea ben altre faccende intorno. Venivano di fatti questi commissarii, ma entravano colle truppe di Savona, di Albenga, del del Carretto e del Conte di Savoja ad occupar tutti quei luoghi che già s'erano sottratti al dominio della Repubblica, ed a spargere scintille di ribellione, anzi a soffiar sulF incendio perchè divampasse più feroce.
Come queste cose si seppero in Genova fu incontanente posto in punto uno stuolo di quattro galee e di più altre navi, il quale, prima sotto la condotta di Belmusto Visconti, poi sotto quella di Amico Strallera, andò per impedire alle città ribellate i traffichi del mare. Altre navi furono mandate di posta a Monaco e a Vintimiglia perchè vietassero il sale ad Albenga e a Savona. Un Niccolò da Croce andava con cinquanta uomini d'arme a presidiare il castello di Segni eh1 è tra Savona e Noli, per molestare i Savonesi e proteggere i Nolesi rimasti in divozione della Repubblica. Poi, pubblicavano i due popoli per ribelli, confiscavano i loro beni, e faceauo autorità a quanti erano Genovesi in tutte le parti del mondo di trattargli come nemici.
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