Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
288 storia di genovapoco costante nel difendersi, supplicava perchè tutto venisse dimenticato, e la Repubblica si mostrasse generosa nella vittoria com' era stata valorosa nelle battaglie. Il Podestà perdonava, entrava in Albenga, presidiava risola e le castella de'suoi presidii, disegnava le nuove fortezze, disarmava popolo e milizie, prendeva statichi sessanta dei principali Albcnganesi e mandavagli, con centocinquanta Savonesi in Genova dove doveano rimanere finche fossero fabbricati quei morsi delle fortezze. Così spegnevasi un fuoco che minacciava tanto incendio, pel valore e la sollecitudine di un sol uomo.
Di quanta e quale importanza si considerassero dalla Repubblica questi successi, si può argomentare dalle dimostrazioni di giubilo che se ne fecero in Genova. V ebbero giuochi pubblici d' arme e d' ogni altra maniera a piede e a cavallo : v' ebbe corte bandita a cui concorsero molti e molti signori d'Italia , di Provenza e di Savoja : e per dire in breve, v'ebbero tutte quelle allegrezze, spesso spontanee, spesso comandate che disvelano piuttosto la paura passata che il presente vantaggio. A perpetuar poi la rimembranza della vittoria, fu decretata dal Podestà una festa di ricorrenza che doveasi celebrare ogni anno il dì di San Giovanni Battista.
Gli stati come gli uomini quando sono contenti di sè inchinano più facilmente a contentare altrui. Quindi è che in quel tempo i Milanesi, mostrando aver a cuore la quiete dei loro vicini si proffersero arbitri nelle contese che Genova avea con Ales-
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