Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro terzo. 291
addentro in quelle faccende. E però si cominciò a 1127 gridare , ma il gridare era ai sordi : il male non potea essere così facilmente guarito perché il rimedio si trovava in mano di chi non volea darlo : bisognava torselo per forza e vi si accinsero. Nobili e popolari, s1 intende i nobili che non aveano parte ai benefizii, si legarono tra loro, e elettosi a capo un Guglielmo Da Mare , uomo di grand1 animo e di gran consiglio , attendevano a farsi grossi sì dentro che fuori della città per dar poi su quando fossero in polso. Avvenne allora che il Podestà, quel bravo Lazzaro Girardino di Lucca, dovesse tornare per alcune sue premurose faccende in patria. Anzi, vuoisi da alcuni che , consapevole della congiura, non vi dissentisse ; ma non parendogli di doverla favorire, e non volendo farle contro, se ne andasse con quel pretesto. Guglielmo Da Marc usava 1' opportunità : mandava suoi confidenti per tutto il dominio di Liguria perchè tirassero al suo partito quanti più potevano : l'esca era per se appetitosa : molti 1' addentavano, sì che il Da Mare inalberava lo stendardo della ribellione, e veniva ad atti vigorosi. Cassava tutti che fossero in cariche alte : vi sostituiva le sue creature : pubblicava la supremazìa del popolo, stabiliva il dritto alla comunanza degl' impieghi, e fin qui operava assai bene. Ma non si stava: dal correggere un abuso trascorreva in un altro: spiegava fasto principesco, circonda vasi d' armati, andava ad abitare le case e le torri dei Della Volta eh' erano nel centro
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