Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro terzo. 29.ichè di forza ne disperava. Guadagnava a questo mSn3o line alcuni aderenti nella città stessa, e mandava nelle loro case e nelle torri piccioli manipoli di uomini arrischiati, e pronti a menar le mani con quanta prestezza l'uopo fosse per richiedere. Andava poi segretamente e con un forte spicchio di cavalli e di fanti ad una porta che gli veniva aperta, e T occupava. Precipitavano alle difese quei che aveano il governo della città j e virilmente resistevano intanto che mandavano speditamente a Genova per soccorso: ma bisognava al solito raggranellarlo , e correa un tempo prezioso : si spedì in tutta fretta un buon pizzico di gente su due galee, poi un altro pizzico sovr' altre due , e entrambi venivan messi dentro da un Ottone Mallone , ma non erano proporzionati al bisogno. Il Conte incalzava con impeto : fu forza cedere.
Il presidio ritiravasi a patti, e Nizza tornava com*3i-ia32 molta dimostrazione di gioja sotto il governo degli antichi suoi signori. Questa piaga veniva addolcita dall'acquisto che la Repubblica facea per denari delle ricche terre di Diano, di Porto Maurizio, di Castellario, di Taggia, non che delle valli di San Giorgio e di Dolce Acqua che comperava dai Marchesi di Clavesana. Ebbe anche qualche prospero successo ne' suoi possesi d' oltremare perchè tenne in rispetto l'Imperator greco che volea privar il commercio ligure delle antiche sue franchigie ; n' ebbe su d' un Mulcasse Moro , Re di Murcia e di Cartagena il quale oltraggiò alcuni mercanti
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