Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro terzo. 29!)
Pagano Pietrasanta milanese. Era allora Milano ia3i-iz3a r ira di Federico perchè di tutte le città d'Italia la più potente e la più ostinata a non volerlo riconoscere per sovrano. Disse Cesare agli Ambasciatori liguri non piacergli la elezione del Supremo Magistrato in uno di quella maledetta città : al che questi risposero , doler loro, ma non poter disfare il fatto: già aver prestato giuramento d'obbedienza per quell'anno. Era Federico assai pronto all' ire : rimandava i Legati colle male parole e protestava ne gli farebbe pentire: poi, alle male parole aggiungendo i mali fatti, ordinava fossero presi e ritenuti quanti erano mercanti genovesi nel suo regno di Sicilia e nei porti di Tunisi e di Sorìa che gli obbedivano.
La nuova di questi rigori metteva Genova nello 1252 scompiglio : i suoi traffichi in quelle regioni, e massime in Sorìa erano immensi, perlocchè a molti toccavano danni assai gravi, a molti rovina intera. Volevano alcuni che si usasse con vigore contro un Principe malvagio, e che la Repubblica si confederasse alla lega ; altri di più moderati pensamenti consigliavano si placasse Federico col fare il voler suo. Non venivasi a nessuna determinazione fuorché a quella di mandare alla più presta cinque galee a proteggere le cose di Sicilia e di Tunisi: a queste cinque tenea dietro più poderosa flotta che proseguiva verso Sorìa dove, come accennammo, era il nerbo degli affari di Genova. L'armata di Sicilia ponea buon ordine al commercio dell'isola e
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