Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro terzo. 3oinon soggiacere a quel danno ne' suoi traffichi di 1*33-1237 colà, gradi l'offerta ; e attirando gli armamenti con più di vigore, mandava il navilio a misura ch'era in pronto: prima quattro galee da un Lanfranco Spinola, come antiguardo ; poco poi, altre dieci con Ottobuono Camilla; e per ultimo, quattordici galee e quattro navi le quali furono date a Ingone di Bonifazio Della Volta. A tanto apparato di guerra non poteano i Biscaglini far fronte : pruo-vatisi ma invano a vietar gli sbarchi, disperati dell' impresa , si levarono dall' assedio e tornarono alle loro case.
Fin qui non era stato che dire col Re Moro, e i Genovesi speravano raccogliere buon frutto della loro sollecitudine : epperò, cominciarono a parlar di premio, o almeno di compensi. Ma 1' Africano stette dapprima sull' attonito : premio o compensi per aver difese le cose proprie? Gli parea strano. Poi, dall' attonito venne sul corrucciato, e intanto introduceva nella città buon numero de' suoi Mori. I Genovesi erano bensì in polso per far qualche gran colpo, e pareva loro mill' anni di pruovarvìsi : ma s'indugiavano per quei loro magazzini, oggetti di gran tenerezza per essi, e di gran cupidigia pei Mori ; e s'indugiarono tanto che quando vollero troncar gì' indugi, era trascorso il tempo utile. La città era piena di nemici armati i quali, benché poco formidabili in campo, s'intendevano assai bene del combattere per rapire. Vennero alle contese ; e dalle contese al mescolar le mani : quando
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