Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
3o2 storia di genova
«jj-.^r armi son pronte e gli animi inclinano, il passo è liscio. I Barbari dunque misero il fuoco alle case ed ai magazzini degli alleati, e in quel parapiglia del difendere che ognuno faceva le cose sue, diedero loro di fiere percosse, e obbligavangli a ritirarsi alle navi con quel poco che poterono trafugare. Grave picchiata, di cui altamente si dolsero perchè n' ebbero, come si suol dire, i danni e le beffe.
Ma il dolersi non fa frutto che ai fanciulli : dopo quel primo sfogo, avvisarono a vendicarsi ed a risarcirsi. Nondimeno, siccome l'impresa era assai dnra e costosa, il Podestà di Genova, un Piero d' Ansaldo Bolognese, volle si tentassero prima i componimenti : mandò dunque in Ceuta un Carbone Marocello, perchè desse a capire al Re quanto fosse grave il torto eh' egli avea con una Repub-publica la quale poco prima scampavalo da inevitabile rovina. Ma quel Moro astuto lo pasceva di parole, e di schernevoli parole, per cui il Marocello , come ne avea avuto ordine, n' andava in Siviglia ad adunar gente, intanto che in Genova allestì vasi il navilio. Armavano venti galee, sette grosse navi e trenta minori : caricavano su quattro onerarie ogni apparecchiamento da guerra, ma difettavano d' uomini da sbarco, difetto che scemava di molto la probabilità del successo, perchè le vie di terra erano le più facili alla espugnazione di Ceuta. Difatti, dopo un lungo saettare ed arietare dalle navi eh' era indarno, avvicinandosi l'inverno,
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