Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese

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      libro terzo. 3o3
      fu forza parlar di patti per non tornarsene in Ge- 1533-1237 nova senza alcun prò : il Moro inclinava a questi suoni r orecchio, e tuttoché gli annalisti dei tempi scrivessero che quei patti furono utili ed onorevoli , tuttavia, siccome non ci dicono quali fossero, e la situazione dell' armata non era tale da imporgli a suo modo, è da credere che 1' utile e 1' onorevole non traboccassero dagli orli.
      Porremo fine a questo libro colla narrazione di più umili fatti, perchè pressentiamo aver bisogno di tutta la nostra lena a raccontar quelli che gli anni accumulano sulla Repubblica. Le gare tra i cittadini si risvegliarono per la elezione del Podestà dell'anno 1237, elezione che per favore di quel che era in uffizio, cadde su d' un Paolo Soresina milanese. Questa scelta però non fu fatta a pieni voti del Consiglio, per cui molti la tenevano per illegale, e se la prendevano anzi col Podestà che l'avea favorita chiamandolo scellerato, e incolpandolo di mal governo. Questo Podestà era un 01-drado da Tresseno lodigiano ; e se era quello stesso, com' io credo che fosse, che tre anni addietro era stato Podestà di Milano, dovea essere un fior d'uomo. Il Verri ce lo presenta come uno dei più feroci satelliti della inquisizione, e le arti ce ne conservarono l'effigie che ancora di presente vedesi sulla piazza dei mercanti in Milano scolpita in marmo a basso rilievo, e decorata dalla iscrizione veramente pregevole Calharos ut debuit uxit. Il Fiamma gli concede di più l'onore d'essere


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Storia della Repubblica di Genova
Dalla sua origine sino al 1814 (Tomo Primo)
di Carlo Varese
Tipogr. D'Yves Gravier
1835 pagine 423

   

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