Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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1*38-1140quali sotto una veste, quali sotto un'altra, i ca-r portoni di queste perfide mene.
Nč contenti di aizzar nemici nei sudditi e nei vassalli stessi della Repubblica, gli emissarii di Federico solleticavano anche coli' esca di qual-^ che acquisto , i popoli vicini a dar la mano ai malcontenti. Il favore di che Cesare diceva voler esser largo a chi si fosse levato in armi a danno di Genova, parea loro un gran che ; nč sapeano che i potenti non concedono ai deboli altro favore fuor quello di fargli servire alla esecuzione dei proprii disegni. Quei d'Alba e d' Acqui, quei di Tortona e di Alessandria si lasciaron prendere a questa rete tanto pių volentieri in quanto che le promesse venivan fatte da Uberto Pallavicino, Vicario Imperiale. Cesare poi dovea mandar un esercito che assalendo la Repubblica dalla parte della Lunigiana, avrebbe messo in fuoco anche la riviera di levante; e un altro che, attaccando per i confini verso Lombardia, avrebbe posto la Repubblica proprio, come si suol dire, tra l'incudine e il martello.
Cosė disposte le cose, primi a dar su, come antiguardo, furono al solito i pių intolleranti, quei di Savona ; e vennero seguitati da quei di Porto Maurizio e della valle d' Oneglia. Ma la Repubblica non era slata inoperosa: le sue galee trova-vansi armate e fornite: in pronto erano cittadiui di forte animo e di pruovata fede. Al primo rumore adunque, mandava con tredici galee Fulcone
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