Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO QUARTO. 323
di gran lunga più spaventose che di verun uomo 1241 mortale. »
Con questa risposta, licenziavano i Legati pisani; e prevedendo tutta la tempesta eh* era per tirar loro addosso, avvisarono ancora più seriamente di prima a porsi in grado di condur a termine il loro proponimento, e a difendersi da qualunque insulto. Nominarono capitano dell' armata un Jacopo Ma-rocello, uomo di molto valore ma arrischiato e di poca prudenza, i quali due difetti doveano costar caro alla Repubblica. Poi, udito come i Prelati oltramontani coi due Legati pontificii fossero tutti radunati in Nizza, mandarono a levarnegli, e gli condussero in Genova dove, poco dopo furono raggiunti dai Prelati ed Ambasciatori della Lombardia che, per esser chiusi i passi di terra, venivano a mettersi sotto la protezione della Repubblica.
Frattanto Federico dava opra per mare a vietare quella via, senza perciò tralasciare di suscitar faccende e raggruppar nodi che valessero a disturbare il temuto Concilio. Comandava ad Uberto Pallavicino, ed a Marino Eboli, ambedue suoi vicarii in Italia che, raccolte genti quante più potessero, assalissero i confini genovesi da qualunque parte vedessero comodità di farlo con miglior frutto, sperando che la Repubblica, stretta dal proprio pericolo fosse per abbandonare le cure del mare, e voltarsi alle difese di terra. L'Eboli e il Pallavicino furono pronti ad aggredire da due fianchi quasi opposti: questi
| |
Legati Jacopo Ma-rocello Repubblica Prelati Legati Nizza Genova Prelati Ambasciatori Lombardia Repubblica Federico Concilio Uberto Pallavicino Marino Eboli Italia Repubblica Eboli Pallavicino
|