Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO QUARTO. 333
parabilc il colpo ricevuto da Genova, tanto si con- i fidava nel favor di Cesare. Non y' erano sogni dall' ali d' oro che non lusingassero in quei primi bollori le menti di costoro : altri avvisavano ad arricchirsi delle ricchezze altrui; altri a sbramare nel sangue gli odii antichi: altri proponevansi le magistrature e le ambascierie; alcuni il Principato stesso della Liguria. I più moderati speravano soltanto togliersi dal collo il giogo, sebbene gli pungesse il sospetto che giogo fosse poi per venir loro da quella mano stessa che mostrava allora di volernegli far liberi. Seguitavano quei d' Albenga e di Vintimiglia V esempio di Savona , perchè pareva anche ad essi che il tempo di cancellare T orme dell' antica servitù fosse surto o non fosse più per sorgere. Cosi l'arroganza o l'imperizia d'un sol uomo, riduceva la patria sull'orlo del precipizio.
Grave, com'è da credere fu lo sbalordimento di Genova alla novella della terribile percossa: ma come non di rado avviene in chi sente generosamente di sè, allo sbalordimento tenne dietro il dolore, e al dolore la rabbia. Nacque in tutti una smania di vendetta che mal si può dire con parole : ogni cittadino che all' uopo non fosse disadatto , dimesse le lunghe vesti dell' ozio o delle faccende leggieri, e indossate, le curte come di chi vuol darsi con tutti i nervi alle opere di mano, schieratisi in compagnie sotto la direzione di appositi capi, posero le carene, e in brevissimo tempo, maraviglia a credersi, si assicurarono in mare conby
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