Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
336 STORIA DI GENOVA
1141 scorrevano armali le contrade per dar sulla voce o sulF unghie a chiunque avesse fatto pruova di destar tumulti. L' Ansaldo stava alcun tempo ritto sulle ancore, e facea anche qualche dimostrazione di entrare, ma era uno sperimento per dar coraggio a chi avesse voluto insorgere. Tutto fu quiete ; del che avvedendosi 1' Ammiraglio, nè sperando far frutto colà, pigliava la strada di verso poneute avvisando di ottener Noli, giacché, secondo quel che ne pensavano quei di Finale, d'Albenga e di Savona, Noli inclinava piuttosto a darsi che a resistere. Ma i Nolesi serbavano Y antica loro riputazione di fedeltà: tiravano in terra due galeoni genovesi eh' erano a guardia del porto e non avrebbero potuto far testa ; distruggevano tutte le case e gli edifizii situati fuor delle mura perchè i nemici fossero costretti a starne air aperto, e ad opporre i petti alle percosse ; poi, ciascuno al suo posto, aspettavano che si desse nelle trombe. L'impresa , ben considerate le cose, parve dura all'Ansaldo che fingeva dimetterne il pensiero, sebbene vi tornasse il dì dopo.
Incoraggiata da questi primi indizii di dubitazione nei nemici, Genova provvedeva con più vigore alle difese. Già avea mandato un Guarnerio Giudice, e un Niccolò Mallone Ambasciatori ai Milanesi e Piacentini pregandogli di soccorso in quelle sue angustie: ciò era nei patti della lega. Milano e Piacenza spedivano senza indugio buona ,mano di cavalli e di fanti, i quali pigliando tra 1' Eboli e il
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