Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese

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      libro quarto. 341
      anche di poche migliaja d'uomini, non è cosi age- 12 vole : è forza, o andar d'impeto sino nei fianchi a Genova, o morir di stenti. Andar d'impeto non poteva, morir d'inedia non voleva : aspettava dunque gli eventi, ma non succedevano favorevoli. Il Po-desta usciva ad incontrarlo con quel nerbo di gente che dicemmo ; ed egli stava di piè fermo attendendo. Là, la guerra non doveva esser lunga per le ragioni già narrate : e il Podestà difatti, appena giunto, dava addosso agl'Imperiali che faceano buon viso, ma che pure venivano ributtati colla perdita di due insegne, e costretti a levar il campo per ritirarsi oltre ai confini della Repubblica, seco strascinando i fuorusciti di Busalla i quali, non trovandosi più per questa spinta sicuri nel luogo dov' erano , se ne andarono , prima coli' Eboli, poi a Savona a congiungersi cogli altri. Questo successo, assicurava per un tempo la guerra, perchè per esso era fatta facoltà ai capitani di munir con fresca gente le rocche disseminate pei monti, rinfrancarvi gli spiriti abbattuti, e render facili le vit-tovaglie per la libertà dei passi.
      Respinto l'Eboli, il Podestà correva per la più dritta verso il Pallavicino, perciocché l'Ansaldo avendo fatto poco frutto sovr'Arenzano dove avea gettate a terra le sue genti, mostrava voler minacciare lo stesso Podestà sui fianchi. Le mosse del Pallavicino, tra pel non aver egli nerbo di truppe che bastasse, e tra per essere circondato da popoli cui bisognava acquistar per la forza, dipen-


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Storia della Repubblica di Genova
Dalla sua origine sino al 1814 (Tomo Primo)
di Carlo Varese
Tipogr. D'Yves Gravier
1835 pagine 423

   

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