Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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1241 « in più prospera nè in più sublime. Ah quale « mala sorte per Dio, ci persegue, se^vviene che « tutti quelli che hanno osato venir contro di voi, « abbiano patita la pena della loro temerità col « proprio disfacimento, tutti fuorché i nemici nostri « che pur sono nemici acerrimi di voi e dell'impero vostro ! Veramente a noi non tocca domandare che sia per dire il mondo di questa « eccezione, essendo voi in tanta aureola di gloria, « che non è dato a umana malignità di menomamente macchiarla; sebbene la gloria sia come « specchio di pulita armatura che quanto più splende « tanto più facilmente si appanna. Ma pure, i posteri diranno : Federico, il grande, il forte, il « terribile, ruppe allo scoglio di Genova. Ah se « per noi si può che tanto vituperio non si dica, « facciasi per Dio, facciasi: e ci sia permesso il « discutere come far si possa. L'orgoglio dei vostri « nemici sta tutto in mare : in quel campo, sia « onore al vero, essi sono potenti quanto voi, « più potenti di voi. Si faccia dunque guerra in « terra, ma non la guerra che finora s' è fatta, « debole, tiepida, molle, quasi mansueta : sia guerra « dura, atroce, d' esterminio. Nè 1' amministrino « capitani che al primo squillo delle trombe nemiche fuggano senza pur tentare la fortuna della « battaglia, a guisa d'uccelli che se ne volano a « un vano strepito qualunque ei sia. Voi stesso « Cesare, voi il capitano più sperimentato , più « pronto, più tenace, fra quanti furono da An-
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Dio Federico Genova Dio Cesare
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