Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO QUARTO. 353
Vernatilo dalla stessa penna la fortuna di Genova. 124» Il Podestà distribuì con pompa i gonfaloni delle contrade agli otto brigantini che chiamavausi i Portantini, forse perchè destinati a portar in Genova o altrove gli ordini e le novelle : consegnò alli novanta alfieri, due insegne ; quella della Piepubblica e quella dell' amica Venezia : passò con solenni dimostrazioni le genti a rassegna, ne infiammò il coraggio con apposita allocuzione, e s'imbarcò. Ansaldo Da Mate era venuto coli'armata imperiale a Portovenere, e di là s' era recato dinanzi Lcvanto che assediava anche per terra: al comparire della flotta ligure levò d'improvviso l'assedio e n'andò a Lerici picchiandolo un pò ; intanto che il Podestà, udito eh' era à Lerici, si avviava per a Lerici. Ma il Da Mare si allargava col favor della notte; e nel meutre il De Concessi lo cercava nelle acque dì Lerici, egli afferrava Savona. Voltò il Podestà verso Savona ; ma il mal tempo lo costringeva a ritornar nel porto di Genova dove lasciava le galeazze siccome quelle che per essere troppo pesanti gli toglievano d' andare spedito come avrebbe voluto: corse poi così alleggerito, per a Savona sperando assediarvi i nemici, o costringerli a qualche fazione d'importanzà; ma l'Ansaldo, per quelle sue mire che dicemmo, par-tivasi assai prima che vi giungesse il De Concessi al quale facea saper sotto mano eh' era andato ad Andora : e il De Concessi ad Andora, dove non trovava che Andora su cui disfogava un po di bile, ponendone il paese a sacco, e dove il Mar-Tomo I. 24
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