Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO QUARTO. 355
«n pò a piede, chè non avea in pronto le navi, per soccorrere Cogoleto e Arcnzano già distrutte ; perlocchè rav'vtavasi spedito a Genova, ordinava m riarmassero le galee, tornassero le ciurme, e prendeva un' altra volta 1' abbrivo. In sulle jprime sembrava volergli sorridere la fortuna * poscia-chè coglieva l'Ansaldo nel porto di Savona : lieto oltre ogni dire, parendogli un gran che di mescolar un pò le mani prima che l'anno, ornai prossimo al suo termine lo togliesse al supremo potere, assediava con tutte le regole la bocca di quel porto. Ma l'Ansaldo non isgotnetitiva : chiamava 1' Eboli, e colle sue schiere guerniva le rive e i moli, ordinando loro di saettare dalla lontana per tener il nemico in freno ; e intanto, voltate le prore alla terra cui avvicinavasi quàuto potea, cingevasi d' un forte riparo d'antenne e di travi. Il Podestà mandava a Genova per brulotti, e gli spingeva ad incendiare quelle palafitte; ma i venti, quasi d'accordo coli'Ansaldo, cacciavano le fiamme in direzione opposta, sì che 1 brulotti ardevano in mare, non senza riso degli assediati, nè senza dispetto degli assediatoli. Poco poi, quei venti incalzavano, e l'afflitto Podestà che apparecchiava altre navi incendiarie, vedeasi costretto a levar le ancore, e a riparare nel porto di Noli. Usava l'Ansaldo 1' opportunità, e usciva costeggiando , intanto che le genti dell' Eboli seguitavamo verso Albisola: al quale annunzio, il Bresciano lasciava Noli e gli teneva dietro bel bello un pò alby
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