Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
36o storia di genovabuon' accolta di gente eletta e provvigione di molta vettovaglia, allocava fanti, cavalli e grascie in siti opportuni ; poi, spiato il destro, cacciava queste e quelli felicemente in Savona. Del quale militare ardimento , pruovavano gran gioja gli assediati, pruo-vavano gran dolore gli oppugnatori perchè vedeana per esso rinfiorito un presidio già pressoché ridotto a stremo. A riparare in qualche modo a quel disastro, chiamava il Podestà in soccorso du-gent' uomini d' arme dal Piemonte, della venuta dei quali, avvertiti i Savonesi, escivano ad incontrargli, ma tornavano colla peggio.
Intanto l'assedio si chiudeva, sì che più non rimaneva nessun passo libero; un duro fato sovrastava agli assediati i quali richiamavansi un' altra volta ad Enzo, al Lancia, all' Imperatore stesso ch'era allora in Pisa, mostrando le loro miserie e il bisogno estremo in cui erano di soccorso, Rappresentavano con calde parole, niun uomo più confidare nella fede altrui, niun Dio più protegr gere 1' armi e le ragioni dell' impero se permet-tevasi, vituperio eterno, che Savona, la fedelissima di tutte le città, che già tanto avea patito per Cesare, fosse in tali strette da Cesare abbandonata. Scuotevasi a queste querele Federico, scuo^ tevasi cioè al pericolo di una città ch'era veramente la chiave della Liguria, e che importavagli conservare se conservar volea qualche speranza di turbar Genova. Chiamava quindi sollecitamente Ansaldo Da Marc di Sicilia, il quale veniva con
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