Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
364 storia di genovaCarretto avea messo dentro il soccorso che non poteva mettere se non si fossero chiusi a bella posta gli occhi di chi dovea tenergli ben bene spalancati: i nobili trovar nella guerra il loro utile in molte maniere, e per questo volerla lunga ; perciocché essi erano nei governi, nei capitanati, negli ufficii: per essi i guadagni e gli onori, pel popolo le fatiche e i pericoli. Esservi ancor più: non volere spegnere le turbolenze interne, o perchè congiunti coi fuorusciti e i male intenzionati per vincoli di parentele e di amicizie, o perchè teme-bondi a loro volta delle persecuzioni di una fazione che poteva presto o tardi prevalere. Così antepor essi al ben pubblico la privata utilità, così assicurarsi immunità col sagrificio della patria.
Queste cose dicevansi più ad alta voce che sommessamente , più con apparenza di tumulti che con calma, perlocchè il Podestà che temeva in quelle contingenze ogni qualunque esasperazione, radunava il popolo nella chiesa di San Lorenzo, e parlavagli parole di conciliazione e di pace. Mostrava i dissidii pericolosi sempre, forieri di rovina certa quando il nemico è alle porte: si cacciasse prima, si discutesse poi. Mostrava niuno aver avuto colpa nel mal esito dell'assedio di Savona, niuno fuorché la fortuna o lui che lo avea consigliato e diretto. Se cercavano una vittima, lui stesso sagrificas-sero, ma tornassero in pace, ma brandissero concordi e a1 danni dei nemici quelle armi che mostravano voler brandire contro i cittadini. Ove persistettero
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Podestà San Lorenzo Savona
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