Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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1243 vicinandosi le vendemmie, licenziava le genti, i galeotti , e disarmava. Ma che ! Pòchi giorni dippoi, eccoti allo spuntar dell'alba l'armata nemica, forte di cento trentacinque galee. È indicibile il terrore che quella vista svegliava nella città : ma il Podestà su cui già piovevano i rimproveri di tutti per la sua fretta di disarmare, o sospettasse d'una vana dimostrazione, o si risolvesse a riparare l'errore commesso coii un generoso sagrifizio, spiegava il gonfalone di S. Giorgio, esciva dal porto con sole sei galee, e andava di fil dritto verso la flotta nemica come se volesse con quello scampolo d'armata venirne a giornata giudicata. Che ne pensasse il Da Mare non so: gli annalisti liguri dicono la credesse il vanguardo dell'armata, per cui, fermo sempre nel pensiero di evitare i cimenti grossi, dava addietro le prore. Forse cosi fu: certo è che diede addietro, nè più comparve , del che menarono i Genovesi gran vanto.
1244 Tutta intanto ribolliva l'Italia per gravissimi commovimenti. I Cardinali del sacro Concistoro satisfatti della libertà dei loro compagni fatti prigioni alla battaglia della Melora, erano venuti alla nomina del successore di San Pietro nella persona di Sinibaldo Fieschi, dei Conti di Lavagna genovese , il quale assumeva il titolo d'Innocenzo IY, e la elezione seguiva in Anagni, cosi poco era sicura Roma sulle cui porte stavano in armi le ma- * snade saracene agli stipendii dell' impero. Questa scelta parve rianimare le speranze della pace per-
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