Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro quarto. 38?»
più fratelli degli altri; del ehe facilmente si con-1249 i»5t vincerebbero se le consanguineità cercassero e non molto lontano. Gli animi da tanto tempo rivolti alle ire e agli oltraggi rivolgessero tutti al ben pubblico, e a questo sagrificassero le cagioni dell'ire e degli oltraggi. Troverebbero un dì bella ricompensa dell1 opra : troverebbonla nella patria stanca e bisognosa di pace per giungere a quell'altezza cui l'han chiamata i destini : troverebbonla in Colui che dimenticava le ingiurie mentre n' era la vittima. » Così dicevano ai cittadini; ai fuorusciti così: « nulla esservi di più duro che il vivere lungi da quel suolo che ci ha veduti nascere, da quel cielo sotto cui si bebbcro le prime aure vitali : nulla di più incomportabile che avere una patria e una nobile patria e non potervi riporre il piede ; aver congiunti, aver amici e starne lontani o non avvicinargli che per minacciargli col ferro od esserne minacciati. Ire fraterne, le pessime, le più abbo-minevoli di tutte le ire: e qual prò fruttano? Dicessero, qual prò aveano loro da tanti anni fruttato? Ringraziassero però il sommo Iddio, perchè aveano loro fruttato tutto quel meglio che fruttar possono. Guai se avessero dato quel frutto che ne speravano: così avere i danni, in altro modo aver i danni e i rimorsi. A che anelasse quel loro Federico, ben sei sapevano : imporre all' Italia il giogo d' una schiavitù vergognosa. Chi potrebbe contribuire a scopo sì infame, e ottenutolo passeggiare a viso scoperto? Il dito di tutti accennerebbegli
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Colui Iddio Federico Italia
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