Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro quarto. 385
vano, si abbracciavano : era in tulli gli ordini 1149-1251 un' ebbrezza, un delirio di gioja che mal si potrebbe con parole descrivere. Queste sono le esequie dei popoli sulle tombe dei Principi cattivi. Chi n'è vago, segua le traccie dei Federighi, e di chi ai Federighi somiglia.
L'inaspetato evento risolveva dunque gli animi Il5l-ia55 ancor dubbii. I fuorusciti genovesi ben si avvidero che le loro lunghe speranze fino a quel giorno deluse non poteano più per nessuna maniera rivivere. Accettarono le persuasive dei Zieschi, e nella indulgenza del Pontefice più che nella giustizia di lui riposero ogni loro ragione. Innocenzo, come accennammo, facea la guerra a Federico. Gradiva perciò la mediazione, o piuttosto l'arbitrio ; e poco poi mandava in Genova il Preposto della Chiesa di Parma, con autorità di ammettere i fuorusciti in patria ed alla cittadinanza, di che faccansi grandi allegrezze.
La morte di Federico e 1' allontanamento dei fuorusciti, toglieva naturalmente ai popoli sollevati della riviera di ponente ogni appoggio. Stanchi della lunga guerra e presaghi di vicina rovina, inclinavano i più assennati ad evitare la distruzione offerendo l'antica sommessione, e chiedendo gli antichi patti: ma i più arrabbiati, che di arrabbiati non è mai penuria e gridano sempre alto, ostavano, e sostenevano non doversi parlar di componimento se prima legge non fosse l'indipendenza di tutto il territorio eh' è tra Noli e il Varo. « Ben Tom /. 26
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