Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro quarto. 387
dire iii progresso gli effetti dei mali umori di quelli i»5i-i*55 cui più andavano a sangue le turbolenze e i dissidii che non la pace e la concordia. Nella quale generale e poco consolante riserva, s'intendevano, salve e nient'altro, le persone e gli averi. Due anni dopo, a compimento di questa clausola, Genova ordinava si abbattessero le mura di Savona, e colle loro rovine se ne colmassero le fossa: questo era nei termini della convenzione; ma ciò che nella convenzione non era * si fu la condanna di Guglielmo Conte di Vintimiglia, che per accusa non ben pruovata di tradimento alla Repubblica, veniva privato coi figliuoli e discendenti d'ogni sua ragione su quel feudo. Se questa fu immanità o ingiustizia, o se fu, come dicesi talvolta da chi impera per colorire le immanità e le ingiustizie, necessità di stato, noi so : a noi non è riescito rinvenire le pruove della perfidia del Conte : parci non dovesse essere colpevole perchè era debole oltre misura: quando non v' è tra contendenti almeno una qualche proporzione di forze, si può senza tema di errare; sospettarne uno di prepotenza : a ciò inclinano assai volentieri si le fiere che gli uomini.
Così aveano tregua le micidiali guerre, e le civili discordie; tregua ma non pace, chè pace non potea essere a lunga pezza in uno stato la cui forma incerta e fluttuante sempre esponevalo a tutta la fortuna cui è esposto un vascello sul mare. La morte di Federico non avea spento in Italia che quelle fazioni le quali ricevevano direttamente ali-
| |
Genova Savona Guglielmo Conte Vintimiglia Repubblica Conte Federico Italia
|