Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
388 storta di genovan5i-i»53mento da lui: avea invece rinfocolate quelle che vivevano di vita propria : molte anzi che parevano vinte, diedero su con più d'impeto, desiderose di riacquistare il sopravvento perduto per la influenza di quel Principe. Genova di vero era stata liberata da una grande spina, ma non poteva non pruovare, almeno di rimbalzo , le scosse che agitavano gli altri stati : ma di ciò a suo tempo. Ora, prima di tornare alle guerre cogli stranieri, e poi dalle guerre straniere alle guerre più infami dei cittadini, chè a queste triste vicende è condannata la nostra penna, diremo come Genova e Venezia , sebbene avessero tra loro avuto qualche differenza di poco conto nella Sona, pure all'intatto, non aveano avuto motivo di lagnarsi dell' alleanza dieci anni addietro giurata ad istanza del Pontefice e da noi a suo luogo accennata. Ora, il decennio era per finire, e piaceva alle due nazioni, come piaceva al Papa, si rinnovasse per un secondo decennio prima che l'altro spirasse. Mandavano dunque le due Repubbliche i loro Ambasciatori : Venezia, un Lucapietro Gradenigo e un Jacopo Doro ; Genova, un Guido Spinola e Ugo Fieschi, i quali convenivano a Portovenere, e vi giuravano la pace e l'alleanza colle norme stesse del precedente trattato. Questo era un benefizio del Papa.
Frattanto Innocenzo disponevasi ad abbandonar Lione per ritornare in Italia a confortare colla presenza della sacra Persona i suoi aderenti, a far Guelfi quelli clic più per timore che per affetto di
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