Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro quarto.
Genova voleva imporle. Manfredi, per via d'un i»s$ messo che occultamente le spediva, profferivale protezione : « movesse, diceva, movesse pure contro Toscana e Genova: non temesse: sarebbe in suo soccorso con un grosso esercito il quale presto tor-^ rebbela dalla soggezione di Firenze, e darebbele il sopravvento su Genova. »
Non è da dire se le lusinghiere promesse trovassero orecchie proclivi ad accoglierle. Fu un giubbilo da non dirsi, come di chi già sicuro d'un gran disastro, riceve impensatamente la certezza d' una gran fortuna. Pisa disse il ben venuto a quel messo , lo colmò di doni, lo rimandò con quanta velocità potesse andare. Assicurasse Manfredi che Pisa si avventerebbe con tutte le sue forze ; dovea dire con tutte quelle poche forze che la lunga guerra e la protezione di Federico aveanle lasciate. E s\ volea fare come diceva : soggiungeva però, cercherebbe un pretesto. Vano pudore di cui i Principi come i privati dovrebbero sbarazzarsi : alle prave intenzioni aggiungono l'ipocrisia, laidissima veste che non onesta le male opere, anzi le infama più. Il pretesto era li in pronto ; la sentenza dei Fiorentini in favore di Genova per la restituzione di quelle castella. V' era di che maledire la mediai zione; maledir 1' animo pessimo dei Fiorentini, rapaci non solo per sè ma per altri ancora. « Non esser loro bastato torre ai Pisani quanto tor potevano : non Y aver loro imposto gravissime condizioni di traffico : non avergli spogliati, lacerati,
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