Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
Vili INTRODUZIONEnoia, Fieschi e Grimaldi, a cui si ricongiungeva tutta la caterva dell'altra aristocrazia, divisi e combattenti fra sè, profughi e dominatori a vicenda, distruggevano ogni avanzo di rispetto verso l'autorità delle leggi e P amore del bene comune, e insterilivano le forze della nazione nella sua sorgente, demoralizzando le moltitudini. E il popolo trascinato dall'influenza aristocratica parteggiava ora per una setta, ora per un' altra, secondochè la potenza, gli artifici, le fraudolenti promesse erano maggiori in questi o in quelli; e disperdeva in rabbiose lotte di parte il sacro patrimonio della libertà e della indipendenza confidatogli da' suoi padri.
Quantunque conculcato e trascinato dall' aristocrazia, in qualcuno di quei lucidi momenti, in cui, a dispetto dell'accecamento delle passioni, all'individuo come alle nazioni brilla per breve islante la luce della verità, l'elemento popolare tentò ristabilire P antica uguaglianza creando magistrature incaricate di rilevare gli interessi del popolo, e frenare la tracotanza dei grandi. Cosi prima i Potestà, poi i Capitani e gli Abati del popolo, in seguito i Dogi furono eletti a questa missione.
Ma la parte nobilesca era troppo forte per esser vinta da instituzioni deboli perchè recenti e senza appoggio, e le nuove cariche venute ben presto in sua mano, non servirono ad altro che a crescerne la potenza, e diventarono fomite e pretesto di altre ambizioni, di discordie più fiere e sanguinose.
Allora le parti cacciate e le tementi d'esserlo non aborrirono dal chiamare il dispotismo e lo straniero in aiuto delle loro sciagurate fazioni, e nel loro profondo egoismo sacrificarono la patria ad un'ambizione spregevole, se non fosse stata cotanto dannosa.
Allora fu vista la repubblica che sfidò le ire di due potenti imperatori, e ridonò ad un altro, al Paleologo di Costantinopoli, il trono de' suoi antenati , subire successivamente il dominio, o una protezione non meno vergognosa, di Enrico VII imperatore, di Roberto di Napoli, dei Signori di Milano, Giovanni e Filippo Maria Visconti e Francesco Sforza, dei Re di Francia Carlo sesto e settimo e Luigi duodecimo. Ma contro queste umiliazioni, di cui P ambizione nobilesca abbeverava la patria, il popolo, in cui muoiono ultimi i generosi spiriti d una nazione, protestava insorgendo contro la tirannide di Giovanni Visconti, e la disperdeva ad onta degli sforzi fatti dai nobili per conservarla, contro la dominazione di Carlo VI e la ferocia sanguinaria di Boucicault, rinnovando nei di lui Francesi i Vespri di
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (10/637)
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