Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
INTRODUZIONE XISicilia, contro quella di Filippo Maria atterrando il Castelletto, propugnacolo di servitù e cacciando i Milanesi; il popolo infine con la medesima abnegazione eroica di sè, rivendicava la libertà della repubblica oppressa dallo Sforza e da Carlo VII, e spargeva torrenti di sangue per ispezzare la serriti! imposta alla città dai nobili e da Luigi XII.
Cotanti sacrifìci non portarono quei frutto che se ne poteva sperare, poiché combattendo momentaneamente il male nei suoi effetti, si lasciavano intatte le cagioni che lo generavano, e la barca salvata era riandata al governo di chi favea trascinata nell'abisso.
Dopo esser servito di bersaglio alle ire di Carlo V e della Francia, lo Stato venne in mano di Andrea Doria, il quale, grande capitano ma poco generoso cittadino, tolto ogni avanzo di quel reggimento popolare che avea fatta illustre e potente la patria, ristrinse il governo alla sola aristocrazia. D'ora innanzi la repubblica precipita manifestamente alla sua decadenza ; la scoperta dell' America e del Capo di Buona Speranza, aprendo nuove vie al commercio, fanno passare in mano d'altri popoli il monopolio delle merci orientali, ed estinguono le sorgenti della ricchezza agli antichi navigatori del Mediterraneo. La timida prudenza del Senato patrizio, sostituita allo slancio vigoroso del parlamento popolare, non basta a reprimere le avide brame dei potenti nemici che agognano al possesso della Liguria. Quindi le ami-àzie e le inimicizie ugualmente nocevoli, di Francia, di Spagna, d'Austria e di Piemonte, comprate sempre e scongiurate a prezzo d' un oro che viene a mancare, e di umiliazioni che prolungando una vecchiezza senza fama rendono la morte non più inevitabile, ma meno onorata.
Luttuoso periodo di storia, che iniziandosi con la congiura di Fieschi e le feroci persecuzioni che ne seguitarono, ha nel mezzo il selvaggio bombardamento della città ordinato da un re grande per smisurato egoismo, e il cai termine sarebbe fatto ancor più triste dalla Corsica perduta a cagione d'una avidità brutale e di un orgoglio caparbio, se e' non fosse illustrato da un'ultima e splendida doria dell'elemento popolare, dalla cacciata del-
* v^ m ml'Austriaco del 1746.
Lo scoppio della rivoluzione francese trovò in Italia un eco diffuso dalle vincitrici falangi repubblicane. Anche in Genova si credè facilmente alle lusinghe e alle promesse dello straniero, il quale con una falsa libertà mer-cava la nostra indipendenza.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (11/637)
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