Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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prese del grande popolo, la volsero a distruggere le meìnorie degli altri popoli italici, e vollero estinguere la varia luce delle stelle, perchè il loro sole splendesse solitario agli occhi delle nazioni maravigliate ; cosicché tutto ciò che ci pervenne delle origini e della storia dei popoli primitivi italici, o (ìi per mezzo delle favolose e semipoetiche narrazioni dei Greci, o per quel poco che furono obbligati a dirne gli Storici Romani per il necessario contatto che i conquistatori hanno coi conquistati ; il che fa, che la storia dei vinti si mescola con quella dei vincitori. Ma quando i vincitori sono i soli a scrivere la storia, come avviene nel nostro caso, allora questi dicono del popolo conquistato quel tanto che serve a mettere in maggior lume la gloria dei primi, ed abbandonano al silenzio della dimenticanza tutto ciò che appartiene al nome delle nazioni soggiogate.
Calalo Annibale in Italia, il console Scipione che lo credeva tuttavia ai Pirenei e intendeva opporsegli nel mezzogiorno della Gallia, entrò nel porto di Genova con 60 navi; poi udita la verità della cosa, lasciate le navi in Genova come in porto amico, si ritrasse, all'esercito che campeggiava sul Po.
I Romani furono vinti al Ticino, alla Trebbia, al Trasimeno, e disperando di potere far soli argine a cotanta ruina, si volsero ai popoli italici, fra i quali mandarono ambasciatori ai Liguri, pregando si unissero a loro per cacciare d' Italia il comune nemico. Ma questi, stati alleati dei Cartaginesi neir avversa, negarono, come era presumibile, di abbandonarli nella prospera fortuna, e la nuova della battaglia di Canne, dove le sorti di Roma sembravano per sempre decise, li raffermò nei loro propositi. In tutte queste battaglie i Liguri furono non piccola parte delle vittorie di Annibale, poiché grande numero di essi militava sotto le bandiere cartaginesi, ed allora, come poi, negli eserciti romani ebbero fama di forti e valorosi soldati.
L'ozio di Capua rese vana la vittoria di Canne ; Asdrubale venuto in soccorso del fratello era sconfitto e morto sul Metauro dalla risorta fortuna romana, e Magone chiamato dal Cartaginese a rinfrescare le perdite sofferte, costeggiando la Liguria con 30 navi (3781), giunse a Genova, dove irritato perchè la città avea sempre rifiutato di congiungersi ai Cartaginesi, e quantunque apparentemente neutrale aveva inclinato pei Romani, saccheggiò ed arse le case dei cittadini, uccise quelli che non si salvarono fuggendo, o nascondendosi ; e poiché V opera della distruzione fu compiuta, si ritrasse al castello di Savo, ove depositò le immense prede, frutto del saccheggio
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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