Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      18 storiafianco, con la terza parte della ciurma fresca rimasta a guardia, i Genovesi, che, sentendosi inabili a resistere a questo nuovo attacco, e stanchi dopo tanto combattere, si ritirarono ordinatamente in città. Ivi mentre i più tenevano indietro il vincitore prorompente, gli altri, raccolti in tanta confusione i fanciulli, le donne, i vecchi e le loro cose più care, si ritraevano sulle creste dei monti che cingono la città, dove erano raggiunti ben tosto dai loro compagni. Allora la piena dei nemici irruppe nella città deserta e indifesa: le chiese, gli edifizi pubblici, le case privale furono invase, saccheggiate e molte distrutte; novemila cittadini, ai quali o il timore o la confusione o la speranza di nascondersi aveano impedito di scampare con gli altri alle alture, presi e incatenati, accrebbero la preda del vincitore. Intanto i vinti dall'alto dei monti contemplavano lacrimosi le rovine fumanti della loro patria, udivano lo scroscio delle. case cadenti, gli urli delle vittime cadute in mano dei barbari, e poiché la vittoria era loro mancata, ingrossati dai paesani del Bisagno e della Polcevera, provvedevano alla vendetta. Ma i Saraceni non attesero ; rapito il più che potevano, e portati sulle navi sino i ferramenti delle case, veleggiarono trionfanti alle sponde native dell' Africa.
      I Genovesi, riavuti dal primo abbattimento, e riparati i guasti della città, ritornarono di nuovo con P istesso ardore ai traffichi, alle officine, al mare; cosicché due anni dopo, della sventura sofferta non ¦ rimaneva che la memoria, e il desiderio di vendicarsi. Al quale scopo equipaggiata (936) una flotta, andarono sopra la Corsica ove i Saraceni si erano stabiliti ; ma questi, avuto sentore della cosa, poiché le navi genovesi si furono dilungate dalla costa, assalirono con grandissimo numero di navi la città indifesa e sicura, e saccheggiatala per diversi giorni, e portato via tutto ciò che poterono insieme con le donne e i fanciulli che erano loro venuti alle mani, lasciarono squallida e deserta. Intanto il fiore dei cittadini che militava sulle navi, fatti diversi sbarchi in Corsica, e prese alquante castella dei Saraceni, ritornò gioioso dei successi ottenuti. Si avvicinarono, ed il lido era abbandonato; sbarcarono, e per tutto silenzio di morte.
      Ma, poiché conosciuta la loro sventura, i primi momenti di disperazione furono passati, gridarono unanimi, doversi di nuovo risalire le navi e tórre di mano ai Saraceni i loro cari che gemevano nelle catene. Presso alle coste della Sardegna le navi saracene comparvero in vista : i Genovesi mandarono
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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