Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      non è di per se stesso abile a compirle; e le Crociate sono evidente testimonio di questa verità; poiché tanto sangue sparso nelP Asia e nell'Africa, tanti sacrifizii generosi non portarono frutti condegni, salvo dei vantaggi indiretti commerciali, che la pace avrebbe forse meglio della guerra procacciato. Un esercito di Settentrionali primo (1096), varcati i Dardanelli, entrò nell' Asia Minore, ed era sconfitto da Solimano Sultano di Nicea, che ne uccideva i nove decimi. Nello stesso anno un altro esercito composto di Europei occidentali e meridionali sotto la condotta di Goffredo, teneva con maggior fortuna la strada dei primi, e vendicatane con la presa di Nicea la sconfitta, pose l'assedio ad Antiochia.
      Fino ad ora le repubbliche marittime italiane si erano meno che gli altri popoli mostrate fervorose per le Crociate, siccome quelle che avendo per scopo principale il commercio, aborrivano dall' inimicarsi i popoli dell'Oriente con i quali avevano attivissime relazioni di traffici, ed anche per l'indole propria delle nazioni mercantili, la quale tira più al positivo che al fantastico. Però in tanta commozione di entusiasmo era impossibile che anche esse non ne risentissero Pinfluenza, e i continui messaggi di Urbano Pontefice, aggiunti ad una certa prospettiva di utilità, finirono col determinare (1097) i Genovesi ad indossare la Croce.
      Nell'inverno del 1097, quantunque stagione insolita al navigare, la flotta genovese, traversato non senza grandi pericoli l'Arcipelago, approdò al porto di S. Simeone a 12 miglia di Antiochia, dove P esercito cristiano che da tre mesi vi era a campo, stremo di acqua e di vettovaglie, tribolato di continuo dalle escursioni dei nemici di fuori e dalle sortite di quei di dentro, disperando già dell'impresa era ridotto a mal partito. Saputosi al campo l'arrivo della flotta genovese carica di vettovaglie e di tutto ciò di cui da lungo tempo gli assedianti difettavano, dal colmo dell' avvilimento si passò alla gioia più sfrenata: la moltitudine lasciati indifesi i ripari del campo, corse difilata ed in disordine alle navi, dove pose tosto mano a sbarcare le provvigioni portate dalla flotta. Intanto i difensori di Antiochia, spettatori dall'alto delle mura di questo tumulto, profittando della confusione, sortiti da due parti, assaltarono improvvisamente il campo e gli accorrenti alle navi, seminando dappertutto la strage ed il terrore; che se non fosse stata la virtù straordinaria di Goffredo Buglione il quale con pochi dei suoi fece lesta al nemico irrompente, certamente sarebbe occorsa in quel giorno all'esercito una
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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