Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      novesi, parte principale dell' esercito, a non usare altre macchine per superare le mura, eccetto che le scale e i banchi delle navi. Preceduti dal console Embriaco tutto folgorante nell' armi, ed incoraggiati da un suo discorso, i Genovesi montarono arditamente all' assalto. Appoggiate le scale ed ammassali i banchi, salivano sotto una grandine di pietre e di saette lanciate dai Mussulmani. L' Embriaco, il primo afferrata la sommità delle mura, costringeva i nemici, spaventati da tanto ardire, a ritrarsi dietro la seconda cinta delle mura. Ma nel momento che i Genovesi tenevano in pugno la vittoria, i banchi e le scale sopraccaricate di moltitudine, rovinarono con orribile scroscio, precipitando insieme con gli assalitori nel fossato.
      L'Embriaco, rimasto solo sovra le mura, e fatto segno alle freccie dei Mussulmani, non si perdette di coraggio, ma rifugiatosi entro una torri-cella che sorgeva sulle mura, e sostenuta una lotta con un Saraceno che incontrò per la scala, sali sulla cima, e di là inanimiva con la voce, e brandendo la spada, i suoi, che ripreso animo e riguadagnata l'altezza del primo cerchio delle mura, e dopo questo il secondo, con P aiuto di una palma che vi cresceva accosto, posero in fuga i Mussulmani. D'altra parte il resto dell' esercito, seguitando il loro esempio, ottenne lo stesso risultato. La città presa fu posta a sacco ; la preda divisa : ai Genovesi, come principali nell' impresa, oltre grande quantità di danaro che fu ripartito fra i combattenti, e due libbre di pepe a testa, droga rarissima in quei tempi in cui P America e P Indie orientali erano inesplorate per gli Europei, toccò uno splendido vaso creduto sul principio di smeraldo, e che poi fu riconosciuto esser di vetro colorato. Questo fu posto e si conserva tuttora nella sacrestia di S. Lorenzo, chiesa di cui sorgeva in questo tempo parte della facciata, monumento ai posteri della munificenza che i nostri padri, parchi in privato, ponevano nelle opere di pubblico uso.
      Compiuta l'impresa, carichi di gloria e di ricchezza, i Genovesi ritornavano trionfanti alla patria. Dal 1104 al 1109 altre flotte furono man-
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      vkmv/ auiiuuiiuuuci tu i aiuouua } io ijuau nuuoooiu m ìuiu puicic aooax unadi codesto paese. Gibello, Gibelletto e Tortosa furono sottomesse ; Acri, città principale della Fenicia, ebbe la medesima sorte : la resistenza fu poca, ed ai Mussulmani fu concesso di espatriare e di portar seco tutto ciò che possedevano; a quelli che rimasero fu imposto un leggero tributo da pagarsi alla corona di Gerusalemme. In seguito altre flotte si impadronivano di Ba-
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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