Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      34 STORIAfede maggiore ai genovesi, come quelli che si lasciaron meno trascinare da questo sentimento, e servirono più alla verità che alla passione.
      Neil' annose guente (1120) i Genovesi prepararono un armamento, il quale sembrerà prodigioso, quando si consideri come lo sforzo di una sola città. La flotta, composta di 50 galere e di CO altri legni minori, portava ventiduemila soldati, cinquemila dei quali coperti di loriche e di elmi di ferro; quattro grosse navi cariche di macchine da assedio ed altri strumenti di guerra usati in quei tempi la seguitavano. Giunti avanti a Porto Pisano, presentarono la battaglia ; ma i Pisani atterriti non osarono escire ad accettarla, e furono costretti a sottomettersi a quelle condizioni che piacque dettare al vincitore.
      Le principali furono, che i Pisani rinunziassero a tutte le pretensioni territoriali che avevano sulla Corsica, cessasse la giurisdizione accordata da papa Gelasio li al loro arcivescovo su i vescovi di Corsica: altra condizione contestata dagli scrittori pisani, fu che le case della città di Pisa fossero abbassate fino al primo piano, e che in seguito non fosse loro concesso di rialzarle. Intanto una divisione della squadra, risalendo per Arno fino a Pisa, liberava dalle carceri i prigionieri genovesi che da lungo tempo vi erano ritenuti, e con essi la flotta trionfante ritornava alla patria. Mentre proseguivano con tanta energia le imprese di mare, non trascuravano i Genovesi di allargarsi sulle riviere, aggiungendo al loro territorio, Porto Venere, Voltaggio, Chiappino, Mondazzo e Pietra-Bisciana. Il primo ottennero per compra dai Venaresi che si obbligavano a difenderlo in caso di attacco; il secondo ugualmente dal marchese di Gavi, degli altri tre castelli si impadronirono (1121) a forza con l'esercito. Rispetto al reggimento interno della città, siccome l'autorità dei consoli prolungata di quattro in quattro anni poteva essere pericolosa alla libertà, fu nel 1122 limitata ad un solo anno.
      Le leggi e le paci, dettate dalla forza ed accettate dalla necessità, durano quanto la forza e la necessità che le crea. Cosi appena che coli' allonta-
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      nuovo a correre il mare, portando via e danneggiando tutto ciò che apparteneva ai loro avversarti, i quali irritali fieramente scorsero le marine di Pisa intraprendendo legni e dando il guasto alle castella che mano mano gli occorrevano. Cosi la guerra si continuava dalle due città più a modo di pirati, che di popoli cristiani e figli di una medesima patria.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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