Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      Intanto Calisto II papa, il quale aveva radunato il primo concilio di Luterano per definire le quistioni coi vescovi germanici, desideroso di comporre le liti insorte fra i diversi popoli italiani, per averli intorno a sè contro le esigenze imperiali, invitava le due città a mandare a Roma i loro deputati e a rimettere alla sua autorità la decisione dei vescovati di Corsica. Riuscendo vano il primo tentativo di accordo, fu stabilito che la quistione sarebbe esaminata da dodici vescovi ed altrettanti arcivescovi, e le due parti sarebbonsi acquietale al loro arbitrato.
      I prelati dopo un esame accurato riferirono in pieno concilio, che avuto riguardo al tempo in cui Gelasio II avea resi i vescovi di C orsica diocesani dell' arcivescovo di Pisa, esso papa, esule e fuggitivo, vi era stato astretto più dalla forza delle circostanze che dalla propria volontà ; cosi quest' atto non poteva esser tenuto per valido, e le cose doversi ridurre al loro stato primitivo. I Pisani protestarono contro questa decisione, e il loro arcivescovo Ruggero, trasportato dalla collera, gittò la mitra e 1' anello, insegne della sua dignità, ai piedi del Papa. I Genovesi rimasti superiori nella contesa ritornarono trionfanti alla patria, e il Caffaro uno dei deputati riferi in pieno senato tutto il processo delle trattative.
      I Pisani, nonché starsene alle decisioni di Roma, si volsero allora a tentare di nuovo la fortuna delle armi. Sette galere genovesi incontratesi in nove pisane, che dalla Sardegna scortavano a bocca d'Arno ventidue legni carichi di denaro e di mercanzie, si impadronivano di tutte le onerarie, poiché i Pisani, temendo che le navi nemiche fossero in numero molto maggiore, si erano dati alla fuga, lasciando il loro convoglio in balia dei vincitori.
      Questi, imbaldanziti della preda, approdarono in Corsica, vi presero il castello di S. Angelo (1124) ed altri luoghi di minore importanza tenuti dai nemici, e nell' estate dell' anno dopo, costeggiando l'istessa isola e la Sardegna, intrapresero molte navi, e gli uomini fatti prigioni furono condotti a Genova. In questo medesimo anno, essendo il Caffaro nominato console, ebbeil mmanHn ri pila flnttn rwi 1' nrHinp Hi assaltare i Pisani, rhp. mn nttn cralftre
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      correvano la marina di ponente, o almeno di impedire che le terre soggette alla repubblica soffrissero danno. Il Caffaro, cercati invano i nemici lungo la riviera, perchè la spedizione non fosse totalmente infruttuosa, costeggiata la Sardegna e la Corsica, si incontrava finalmente nella flotta pisana sotto Piombino, e rottala, e presa una nave, scese dopo in terra, vinse il Castello
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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