Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
38 STORIAriforma delle instituzidni tenne dietro quella delle monete, elemento cosi necessario alla facilità del commercio, specialmente in codesti tempi, in cui la sfiducia, la mancanza di metallo e F avarizia avevano cotanto sminuito il contante monetario, o alteratolo in modo che il valore nominale era enormemente maggiore al valore reale. Cosi agli antichi Brunetti, monete di bassa lega, furono fra le altre sostituite (1138) le Genovine d'oro, portanti da una parte F effigie di Corrado II imperatore, per quella riverenza tradizionale che nei popoli italiani durava ancora al nome imperiale, e nel rovescio tre torri simili a quelle che allora sorgevano in quella parte della città da esse denominata Castello.
Cessata appena la guerra contro i Pisani, P indole attiva lor propria e la forza stessa delle circostanze tiravano i Genovesi in un' altra guerra compiuta non meno felicemente che le altre. Le incursioni dei Saraceni, le quali aveano prodotto tanto guasto alle popolazioni delle coste del Mediterraneo , erano da qualche tempo cessate, o per le sconfitte date loro dalle repubbliche marittime italiane, o più probabilmente perchè le sedi stabili acquistate da essi in Spagna nelle isole aveano tolto via la necessità del pirateggiare. Intanto gli Almoravidi, altra nazione affricana, chiamati in Spagna come ausiliarii, e divenuti, come è solito, padroni, seguitando le vestigia dei loro predecessori, andavano da qualche tempo guastando le coste del Mediterraneo e molestando il commercio. I Pisani i primi, conquistata Mi-norca una delle Baleari, ne aveano snidati i Barbari, che in seguilo vi ritornarono senza ostacolo. Ora i Genovesi, persuasi dall' utile proprio e stimolati da Lucio II papa, armata una flotta di ventidue galere e sei golette, con molte macchine e castelli di legno, come si usavano in quei tempi, ordinarono al console Caffaro e ad Oberto Della Torre di fare l'impresa delle isole.
Giunti a Minorca e sbarcati nel porto di Farnello, attesero a correre la campagna devastando e predando senza resistenza, finché, assaliti da un corpo di cavalieri Saraceni, dopo averli ricacciati, presero Polenza città capitale dell' isola. Di qui la flotta veleggiò per Almeria, sede principale di pirati, e città marittima del regno di Granata. Assediata la città, vennero ambasciatori dei Saraceni offrendo grandi somme di danaro in compenso di pace. I Genovesi, sentendosi pochi per espugnare la città, accettarono: ma nella notte il re d'Almeria abbandonava segretamente la città, ponendosi
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (50/637)
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