Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      40 STORIARaimondo co' suoi li prendeva alle spalle dalla parte di terra. Dopo una zuffa ostinata, in cui si distinse per valore straordinario un genovese Guglielmo Pelle, i Saraceni, aprendosi una via fra i nemici che li attorniavano, si ridussero in città, lasciando cinquemila dei loro, morti sul campo. Il presidio della moschea, disperando di potersi difendere, si arrese.
      Dopo questa vittoria (1147) l'esercito andò stringendosi ognidì di più alle mura ed accostando le macchine, finché, ad onta delle sortite dei Saraceni per distruggerle e allontanarle, la breccia fu aperta, e molti castelli vennero da quella banda in mano degli assedianti. In questo tempo arrivò il re Alfonso con mille fanti e quattrocento cavalli, numero di genti ben scarso dopo si largo promettere; il che indusse i Saraceni a credere che egli non fosso così caldo nell' impresa come gli altri. Mandarono perciò offrendogli grande somma d'oro ove si disgiungesse dai collegati. Il re stette dubbio, ed è incerto se accettasse la proposta ; ma i Genovesi che sospettavano della cosa, per non lasciar tempo ad Alfonso di decidersi, intimavano 1' assalto pel giorno venturo. All' indomani il re tenne i suoi negli alloggiamenti sotto pretesto di inopportunità; ciononostante i primi infervorati, col resto dell' esercito e divisi in dieci schiere andarono all' assalto. 11 combattere durò ferocemente tutto il giorno, alla sera la città, perduti ventimila de' suoi difensori, fu presa e posta a sacco.
      A mezzogiorno 1' entrata del porto era difesa dalla Suda, cittadella fortissima: ivi con alquanti de' suoi si ridusse l'Emir della città; ma inabile a resistere calò a patti, e riscattò con danari la vita e la libertà. La preda grandissima fu divisa fra i confederati (non escluso Alfonso, quantunque l'avesse così poco meritata) ed i Genovesi, che, prelevatane una parte per i bisogni del Comune, distribuirono il resto fra i capitani e i soldati. Ad Ottone di Boncillano, cittadino distinto e soldato valoroso, fu lasciato il governo della città. Contenti della presa d'Almeria, i principi alleati disciolsero l'esercito, i Genovesi prendevano porto a Barcellona. Venne loro incontro il conte Raimondo, pregandoli a volergli essere compagni nell' impresa che meditava contro Tortosa, città principale della Catalogna sulia sinistra dell' Ebro, allora occupata dai Mori. Quantunque allettati dalle vittorie precedenti e dalla utilità stessa dell'impresa, la lunga lontananza dalle famiglie e il bisogno di nuovi ordini delle autorità patrie fece star dubbii gli animi nel parlamento.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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