Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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Gli imperatori di Costantinopoli aveano riguardato sempre con gelosia le pretensioni germaniche e le incursioni imperiali in Italia, per il dominio che vi aveano tenuto un tempo e per la speranza che avevano di riacquistarlo, come discendenti degli antichi Cesari. Queste ragioni e il timore che Federigo, poiché fosse cresciuto in potenza, si volgesse a vendicare le ingiurie sofferte a Costantinopoli da Corrado alla sua spedizione di Palestina, persuasero Manuele a collegarsi più strettamente, di quel che non avessero fatto i suoi predecessori, coi Genovesi, i quali più d' ogni altro municipio italiano si erano conservati indipendenti, anche per preoccupare l'aiuto che avrebbero potuto dare al suo avversario in caso di rottura. Però, mandato a Genova Demetrio, ambasciatore rivestito della dignità di Metropolita, questi concludeva con le autorità della città in S. Lorenzo un trattato, in cui T imperatore si obbligava di pagare annualmente una somma di danaro perchè l'innalzamento delle mura progredisse, abbassava le gabelle pagate dalle merci genovesi in Oriente, dal venti al dieci per cento ; avrebbe mandato in segno d' onore ogni anno due manti ai consoli della città ed uno all'arcivescovo; infine ai mercanti genovesi residenti in Costantinopoli era concessa la facoltà di potere abitare riuniti in un medesimo quartiere.
Nel 4458 il Barbarossa, varcate nuovamente le Alpi, scendeva in Lombardia, e assediata Milano, questa dopo breve resistenza si redimeva, pagando novemila marche d'argento e condiscendendo in parte alle esigenze imperiali.
Un'altra dieta era intimata in Roncaglia, in mezzo al campo tedesco: i consoli e rappresentanti delle città italiane insieme con i più reputati giureconsulti delle Università vi sedevano. Questi ultimi, chiamati a definire la quistione fra le pretese dell' imperatore e Y indipendenza dei municipii, dopo matura deliberazione sotto l'influenza delle forze e dell'oro tedesco, decisero che l'imperatore era signore del mondo, e che perciò avea diritto all'ubbidienza, alla fedeltà, alle rendite di ciascuna città e provincia, le quali ren-
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marche d'argento.
I deputati genovesi, uomini fra i più rispettabili quantunque non rivestiti della dignità consolare, come quelli dell'altre città, le quali fecero con ciò atto di soggezione, protestando contro il parere dei giureconsulti, dissero, che i loro concittadini erano disposti a riconoscere l'alta autorità imperiale
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (57/637)
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