Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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dini da questo timore ritornarono con maggiore alacrità al commercio ed a quei provvedimenti che F accrescono e 1' assicurano.
I Saraceni di Spagna, dimentichi d'Almeria e di Tolosa, avevano ricominciato a corseggiare e ad inquietar nuovamente i naviganti del Mediterraneo. Oberto Spinola, cercatili invano fra la Corsica e la Sardegna, veleggiò alle coste del regno di Valenza, dove era tanto il terrore del nome genovese, che il re moro, giurata sottomissione, e promesso che in avvenire i suoi sudditi si sarebbero guardati di far danno alle navi della repubblica, pagava in ammenda una somma considerabile di danaro.
Di là passato in Affrica, lo Spinola strinse un trattato di commercio col Soldano di Marocco, con privative e diminuzione di tasse, mentre i deputati della repubblica ne contraevano un altro di simil natura con Guglielmo di Sicilia. Ma l'insaziata cupidigia di danaro e di domìnio del Barbarossa richiamava nuovamente gì' Italiani a cure più gravi. Sceso per la terza volta in Italia, e costretta Milano a rendersi a discrezione, l'infelice città, prima saccheggiata, fu poscia distrutta dalle fondamenta, e sopra le informi rovine seminato il sale. Tutte le altre città di Lombardia e di Romagna, comprese di terrore, dismesso ogni pensiero di resistenza, si sottomisero. In Pavia, dove F imperatore avea fissata la residenza, venivano i rappresentanti delle città italiane, non come prima per trattare o discutere i diritti, ma per ricevere ordini.
I Pisani, che sempre aveano seguite le parti imperiali, conclusero con esso segretamente un trattato, in cui si obbligavano ad attaccare Genova per mare, mentre Federigo l'avrebbe assaltata per terra. Imperocché doleva forte all' imperatore, che, mentre tutte le altre città italiane accettavano senza discuterli i suoi ordini, Genova sola osasse resistergli. A tante cause di rancore si aggiungeva P ospitalità data di fresco al pontefice Vittore IV successore di Adriano, il quale, a cagione dei nemici e dell'antipapa suscitatogli dalle mene imperiali, si riparava in Genova, forte di mura e non ancorarìnrmfo /1r»*m fu riMuiifrt nnn InH/» /ninlln /li mAfltrnnìnni /lì rr i rtl a nha flllÀ wtuuw», uuiu 1U UUCIUIU WU LUllO IjUCHO UllliUSUCUilUUl Ut giuia, tut
destare un vivo sentimento religioso e P amor proprio di un popolo lusingato. Dietro un invito venuto da Pavia, i deputati genovesi si presentarono ivi all' imperatore. Questi, o perchè avesse concluso il trattato coi Pisani più per non disgustarli che per volontà di effettuarlo, o perchè nelle circostanze attuali gli tornasse più utile avere i Genovesi amici che nemici,
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (59/637)
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