Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
50 STORIAtiere che appena sommavano a trecento, i quali si difesero animosamente per tutta una giornata. L' indomani gli assalitori, ingrossati di una ciurmaglia pagata, superarono per forza i ripari, e malmenati i mercanti, posero a sacco i magazzini, uccidendo per di più un nobilissimo giovane, figlio di Ottone Ruffo uomo consolare.
La notizia del fatto giunse in Genova con gli offesi negozianti. Il popolo , irritato di per sè, e concitato a maggiore sdegno da Ottone Ruffo padre dell' ucciso, accorso al porto e armate in fretta dodici galere anelava di veleggiare sull' istante alla vendetta. Ma i consoli, aborrendo dal punire un atto barbarico con modi indegni d' una nazione civile, frenato con la loro autorità codesto impeto, mandarono ambasciatori a Pisa con una scrittura, la quale enumerate le provocazioni continue con cui i Pisani aveano cercato ogni modo di rompere la pace, concludevano disfidandoli, e dichiarando loro la guerra, ove non avessero tosto data una riparazione soddisfacente. La risposta fu altera e minacciosa. Allora le dodici navi comandate dal Ruffo, uscite dal porto, si posero in traccia dei gemici. Vicino alla Sardegna si incontrarono in una nave pisana reduce da quest' isola con il console Bonaccorsi Sancasciani. Presa senza resistenza, molti uomini vi furono uccisi, per il desiderio che aveva il Ruffo di vendicare la morte del figlio trucidato; le preghiere, l'età e l'aspetto venerabile salvarono la vita al console, che fu tradotto prigione a Genova.
Raimondo arcivescovo di Colonia, il quale si trovava allora a Pisa colla missione speciale di mantenere la pace fra le due città, venne a Genova, e intromettendo la sua autorità, persuase a rilasciare il Bonaccorso, e ad accettare una tregua: i cittadini, passato quel primo sfogo, vi si sottomisero di buon grado. Ma questa composizione non durò lungo tempo; alcune navi genovesi incontrate dalla squadra nemica vicino alla Pianosa furono manomesse. Alla nuova di questa violazione i Genovesi si preparavano a vendicarla, quando P interposizione dell' arcivescovo di Colonia quietò di nuovo la cosa, e fu deciso che otto ambasciatori, mandali da ciascuna delle parti, si spedissero a Federigo che era a Torino per P incoronazione. I Genovesi li prevennero e predisposero in loro favore P animo dell' imperatore, il quale, accolti malamente gli ambasciatori pisani, e chiamate avanti a sè amendue le parti, minacciò di muovere con P esercito contro la prima delle due città che avesse osato infrangere la pace.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (62/637)
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