Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA ' 55
      lenne, l'ansietà degli occhi di lutti rivolti in loro, commossero i cuori che si erano giurato un odio mortale. Fulcone di Castello ed Orlando Avvocato primi d'ogni altro si strinsero fra le braccia ; gli altri imitarono l'esempio generoso, e cosi la interna concordia fu restituita alla città. Bellissimo fatto, ove adempie alla sua santa missione di pace quel sacerdozio, che più spesso occorre nelle storie come seminatore di discordie perpetue, che conciliatore di partì.
      Queste agitazioni interne non aveano rallentata la guerra di Pisa, la quale seguitava in quel modo spicciolato, che abbiamo accennato di sopra, dannoso ad amendue ed infecondo de' grandi risultati. Per poter più dappresso offendere i loro nemici, i Genovesi fecero alleanza con i Lucchesi, ed i Pisani dal loro canto si strinsero con i Fiorentini e col Malaspina, potente feudatario della Lunigiana, che molestava incessantemente le terre poste sui confini. Un' altra piccola dissensione era intervenuta col Marchese di Monferrato, a causa del castello di Palodi assaltato e preso da questo, mentre era in pace con la città. Furono mandati ambasciatori a reclamare all' imperatore: ivi erano pure i Pisani che annunciavano di avere acquistata la Sardegna per tredicimila lire dall'arcivescovo di Magonza, luogotenente imperiale in Toscana. L'arcivescovo non negò il fatto; l'imperatore non disapprovò, perchè tredicimila lire non erano cosa da dispregiarsi, essendo ordinariamente l'erario imperiale in povero stato, ad onta dei danari di continuo munti alle città d'Italia. Ma gli ambasciatori genovesi, ai quali dopo l'incoronazione di Barisone e tanti privilegii e investiture anteriori ottenute sull'isola, sembrava d'essere assicurati, rimasero stupefatti avanti ad una mala fede cosi impudente; e Oberto Spinola, uno di essi, levatosi con ardito parlare, fece osservare alla corte tutti i titoli per cui apparteneva loro la Sardegna; come essi, primi, aveano cacciato di là i Mori e Musetto; che lo stesso consenso dei popoli li riconosceva signori dell' isola, ricevendo perciò annui doni dagl' indigeni, e da coloro che per ragione di commercio frequentavano l'isola. Furono mandati due arcivescovi, un Rainaldo a Genova, quel di Magonza a Pisa, perchè, esaminate dappresso le cose, procurassero di comporle equamente. Gli arcivescovi vennero, e la quistione rimase nello stato di prima, cioè da definirsi con 1' armi.
      La torre di Motrone fra Pietrasanta e Viareggio, occupata prima dai Genovesi per vicinanza e per posizione, causa di timore e di danni continui
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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