Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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58 storia di genovaciò fare, nè da umanità uè da amore di pace, ma da libidine di comando e da suo interesse particolare. Nè ciò farà maraviglia, quando si consideri che agli uomini impose sempre più l'apparenza che la realtà delle cose, più lo splendore falso d'una parola e d'un nome che la virtù severa e logica dei fatti.
Ma nè il nuovo esercito formidabile, nè le frodi sue e dei suoi agenti, non poterono condurre Federigo al possesso d'Italia. Dopo i brevi successi di Susa distrutta ed Asti presa in otto giorni d'assedio, il suo orgoglio era fiaccato avanti le mura di paglia della nuova Alessandria (1175), e un anno dopo perdeva contro i Milanesi e l'esercito riunito delle altre città la famosa battaglia di Legnano, nella quale il suo esercito era completamente distrutto, egli stesso ferito e gittato da cavallo. Allora si vide sfuggire per sempre l'anelato possesso dell' Italia; e i principi tedeschi avendo ricusato di aiutarlo più oltre, gli fu forza venire a trattative. A Venezia, ove convennero il papa e i deputati della lega, l'imperatore segnò una tregua di quindici anni con le città alleate e col re di Sicilia, e poi un trattato definitivo di pace a Gostanza (1183), nel quale si accordava alle prime il diritto di eleggersi i proprii magistrati, di essere indipendenti dalla autorità imperiale, salvo un apparente giuramento di fedeltà. L'imperatore, abiurando i suoi errori passati, riconosceva Alessandro III come papa legittimo e rientrava nel seno della chiesa. Le città state fide all'imperatore erano comprese in questo trattato, e duole assai il veder Genova figurar fra le prime come tale.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (72/637)
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