Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA ' 61
onta delle precauzioni prese, le torri fnrono distrutte dal fuoco, e gli assediane , divenuti assediati da un esercito maggiore di Mussulmani condotti da Saladino, furono costretti ad innalzare una muraglia altissima in giro al campo per riparare agli assalti esterni. Per colmo di sventura gli aiuti promessi dai monarchi mancavano ; gli avanzi dell' esercito di Federigo, dopo che questi morì annegato nel Salef, fiume d'Armenia, giunti al campo non fecero che aumentare le dissensioni sanguinose insorte tra Francesi e Tedeschi; le vettovaglie, impedite per terra da Saladino, erano arrestate per mare da una flotta egiziana ; quando una flotta cristiana composta in gran parte di navi genovesi e pisane, partita da Tiro, venne sotto Acri alle prese con la nemica. 1 vantaggi ottenuti furono lievi, a cagione del fuoco greco, di cui i Mussulmani aveano appreso l'uso e che impediva di venire ad un combattimento stretto, ma bastarono per dare accesso ad una squadra di ottanta navi da carico partite da Genova, che rinfrancarono lo spirito abbattuto degli assedianti, con gente fresca e grande quantità di vettovaglie. Finalmente Filippo di Francia e Riccardo d'Inghilterra, soprannominato poi per il suo valore Cuordileone, riuniti in Genova, navigando 1' uno sulle galere della città, l'altro sulle proprie, dopo sette mesi giunsero ad Acri, la quale, vedute le sue mura atterrate per lungo tratto dalle macchine cristiane, perduta la speranza di essere soccorsa, si arrese. Ai cittadini fu concesso uscire con ogni loro suppellettile; pagassero dugentomila bisantini d'oro. I Cristiani schiavi in Egitto e il legno della croce furono restituiti. La parte marittima della città fu concessa ad abitare, secondo le proprie leggi, ai tre popoli marittimi soslenitofi primi dell' impresa, Veneziani, Pisani, Genovesi, i quali ultimi ebbero l'estremità orientale del golfo con due isoletle. Del resto confermarono anche a testimonianza degli storici stranieri (1192), la fama acquistatasi nell' altre crociate di popolo parco nel vitto, intraprendente sul mare, coraggioso nei conflitti.
Mentre i crociati genovesi versavano generosamente il loro sangue in Palestina crescendo utile ed onore alla patria, i cittadini rimasti empievano la patria di stragi domestiche e di miserabili discordie. La conciliazione fatta da Ugo arcivescovo era durata poco; l'uccisione di Angelieri di Mare console, di Rubaldo Percello e Opizo Lecavella, cittadini notabili, aveva ridestato gli odii delle parti. Lo stesso Ugo, che avea spesa la vita conciliando, era morto (1188), e mancato codesto freno autorevole, Ingo di
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (75/637)
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